Siamo spiacenti, la possibilità di registrarsi all'evento è finita.

Oggi 26 maggio si è tenuta nell'auditorium comunale di Caccuri, la cerimonia di premiazione degli alunni finalisti Emilio Quintieri e Kalid Nadif dell' I.C. Cicco Simonetta, che hanno partecipato al concorso regionale Eplibriamoci, indetto dall’Ente pro loco italiane Epli. Gli alunni si sono cimentati nell’elaborazione di uno scritto seguendo il tema “Le urla che arrivano dal mare. Come integrare culture diverse?”. Un argomento molto sentito anche per quanto vissuto dalla Calabria e dalle comunità locali a seguito del tragico naufragio di Cutro, costato la vita a decine e decine di migranti tra cui anche diversi bambini. Presenti all'evento il primo cittadino di Caccuri, l'avv. Marianna Caligiuri, il presidente della Pro Loco, prof. Gianni Porcelli, il dirigente scolastico, l'ingegnere Pasquale Succurro, l'onorevole Franco Laratta e la dott.ssa Roberta Rocca. L’iniziativa mira ad avvicinare i giovani alla cultura e promuovere le buone pratiche legate in particolar modo alla lettura ed alla scrittura. Gli elaborati inviati dagli alunni di questo istituto e poi selezionati come finalisti rivelano profondità di pensiero, nei contenuti traspare l'interesse giovanile ai temi dominanti della società odierna, chiamata a misurarsi con le incertezze del futuro ricorrendo soprattutto alla forza dei valori democratici più alti. La scuola si configura, dunque, come luogo di incontro, confronto e scambio culturale, ma anche come sede di acquisizione di strumenti idonei per costruire quel bagaglio di comportamenti, valori e pratiche sociali che fanno di uno studente il futuro cittadino di domani.


  • Data:30/05/2023 22:46 - 27/06/2023 22:46
  • Posizione

Descrizione

ELABORATO SVOLTO DA EMILIO QUINTIERI

Le urla che arrivano dal mare:

come integrare culture diverse?


La notte tra il 25 il 26 febbraio 2023 l’Italia e l’Europa intera sono state sconvolte da un tragico sbarco, che ha tolto la vita a centinaia di adulti e bambini, che in quel momento hanno perso sogni, speranze e tanti anni della loro vita, in una barca affondata a Steccato di Cutro. Quando alcuni dei corpi sono stati ritrovati, sono stati benedetti da un sacerdote di nome Rosario, che ha provveduto a chiamare i soccorsi e la Caritas per i sopravvissuti. Successivamente le salme sono state portate al palazzetto dello sport di Crotone, tra tutte le bare se ne notava una dalle piccole dimensioni, alla quale è stato dato il nome kr026 poiché: è stata ritrovata in provincia di Crotone (KR), aveva pochi mesi, non aveva quindi compiuto ancora un anno (0), era la 26a vittima (26). 

La comunità italiana è rimasta sconvolta dall’accaduto, perciò a Crotone sono accorse molte personalità di spicco dell’ambito politico come: il ministro dell’Interno Piantedosi, la neo segretaria del PD Elly Schlein, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del consiglio Giorgia Meloni. In memoria delle vittime si è tenuta una via crucis con una croce costruita con i resti del peschereccio naufragato a Cutro. 

Qualche giorno dopo il vescovo monsignor Angelo Raffaele Panzetta nella diocesi di Crotone e Santa Severina e l’imam della comunità islamica si sono riuniti e hanno pregato insieme, per le anime di coloro i quali hanno perso la vita in mare. Il 9 marzo si è tenuto il Consiglio dei Ministri a Cutro, nel quale tutti i rappresentanti del governo si sono riuniti per emanare un decreto sull’immigrazione (che ha preso appunto il nome della cittadina in provincia di Crotone, dove si è verificato il tragico incidente). Io sono molto dispiaciuto per ciò che è avvenuto a Steccato di Cutro, soprattutto per i bambini e i ragazzi che sono morti lasciando in quella barca sogni e speranze, dando dolore e tristezza ai parenti sopravvissuti. Mentre prima credevo che il mare fosse un posto di felicità e spensieratezza, ora credo che è anche un luogo di morte e dolore.

Personalmente condanno gli scafisti poiché si approfittano delle persone in difficoltà, per riempirsi le tasche sulle spalle dei poveri migranti che credono di affrontare un viaggio sicuro verso un futuro prosperoso. I migranti che entrano in Italia provengono da situazioni di disagio di grave miseria e spesso fuggono dagli orrori della guerra e della violenza. Senz'altro la loro accoglienza non è semplice, perché avvicinarsi ad un mondo completamente diverso comporta un processo sociale che deve abbattere preconcetti e paure, e deve aprirsi all'arricchimento dello scambio culturale. La prima barriera da abbattere è quella della discriminazione nell'incontro con l'altro, molto spesso guardiamo solo alle differenze, così, sopraffatti dalla paura, facciamo prevalere l'emarginazione e la ghettizzazione, facendoci così sentire sicuri nella nostra società e dimenticando molto spesso valori importanti quali la vita umana, la dignità della persona e la libertà. Questi valori, che per noi ormai sono scontati, in realtà sono il frutto di lunghe lotte, che dagli errori del passato hanno fatto nascere questo frutto di speranza: la democrazia. Pochi giorni fa abbiamo assistito ad una tragedia del mare, che spiega come la disperazione spinge queste persone ad affrontare la morte per rincorrere il filo sottile della speranza in un futuro migliore. Personalmente io credo in uno Stato che ha dei confini, che ha delle leggi e dei cittadini da proteggere, ma, per la bellezza di questi valori di libertà con cui sono cresciuto, credo anche che abbiamo il dovere di salvaguardare e proteggere la persona/dignità umana. Anche perché lo scambio culturale, attraverso la partecipazione alla vita sociale e culturale è un'opportunità di sviluppo che offre la possibilità di trovare nuove frontiere di lavoro ed occupazione. Per prima cosa occorre insistere sull’immigrazione regolare, perché chi sta in un Paese che ospita deve rispettarne le leggi. Da qui si continua con una tutela sanitaria e di istruzione, soprattutto per migliorare la conoscenza della lingua, in modo da garantire realmente l’integrazione nel Paese che ospita, evitando così che gli stranieri siano ghettizzati e possano essere sfruttati dalle mafie o peggio dagli integralisti mettendo così a repentaglio la nostra sicurezza. L’integrazione necessita anche di migliorare la formazione e l’esperienza lavorativa dello straniero, da poter equiparare il loro livello culturale con quello del Paese che ospita, ad esempio riconoscendo una laurea conseguita nel loro Paese anche nel nostro, infatti è triste pensare che un medico debba fare le pulizie solo per delle leggi ingiuste.

L’occupazione degli immigrati, passa anche attraverso la valorizzazione, il miglioramento delle conoscenze lavorative dello straniero. Le aziende possono inserire percorsi di formazione e di sostegno, favorire Io sviluppo dell'attività autonoma e la possibilità di introdurre esperienze di integrazione basate sulla condivisione di nuove culture e nuove attività. L’integrazione passa anche dal garantire l'accesso alla cultura, alla creazione artistica e allo sport, anche attraverso la realizzazione di centri di aggregazione sociale, educativi e per il lavoro. 

Ricordiamo che Alessandro Magno, si sforzò in ogni modo di fondere e amalgamare le culture delle diverse etnie che abitavano le terre che si trovò a unificare sotto il suo impero, dimostrando un gran rispetto verso le culture e le etnie diverse dalla sua... cerchiamo di seguire questo grande esempio che la Storia ci ha consegnato!


ELABORATO SVOLTO DA KALID NADIF

Le urla che arrivano dal mare:

come integrare culture diverse?


Mi chiamo Kalid, sono un ragazzo di 14 anni, un ragazzo di religione musulmana. I miei genitori sono del Marocco, mio padre fa il venditore ambulante e riesce a mantenere la famiglia in modo onesto e dignitoso. Mi reputo fortunato perché sono nato in un Paese moderno e ricco: l’Italia, che sicuramente potrà offrire a me e ai miei fratelli un futuro migliore. 

Ogni giorno la cronaca ci mostra tantissimi sbarchi: c’è chi ce la fa, e c’è chi non ce la fa. Queste persone provengono soprattutto dal Nord Africa, e hanno il sogno di un futuro migliore. Il 26 febbraio 2023, lungo le coste di Cutro, in provincia di Crotone, in Calabria c’è stato un naufragio, di più di 200 persone a bordo di un barcone, partito quattro giorni prima dalla Turchia! C’erano uomini, donne, bambini, purtroppo la maggior parte non ce l’ha fatta, erano quasi arrivati, si sentivano le urla di aiuto dalla spiaggia, molti bambini sono morti, sulla spiaggia la mareggiata ha trasportato oltre ai corpi senza vita, anche vestiti, biberon, giocattoli, una tristezza infinita... Le salme sono state trasportate nel palazzetto dello sport di Crotone. 

Il 28 febbraio il presidente Mattarella è venuto per rendere omaggio alle salme e per rassicurare i sopravvissuti, ricoverati presso l’ospedale “San Giovanni di Dio” di Crotone. Questi migranti, per venire in Italia, hanno pagato per affrontare un viaggio per niente sicuro, sono stati molto coraggiosi e hanno fatto di tutto per poter avere un futuro migliore. Se penso ai bambini e ai ragazzi come me, che sono morti, mi viene da piangere. Ho pianto perché so cosa significa, me lo racconta sempre mio padre, egli ha lasciato l’Africa 20 anni fa, è venuto in Italia, ha iniziato a lavorare onestamente, è tornato in Marocco, si è sposato e con mia madre sono rientrati in Italia perché volevano che la loro famiglia crescesse in un Paese democratico. Ora viviamo a Caccuri, un paesino in provincia di Crotone a pochi km da Cutro, io e i miei fratelli siamo perfettamente integrati e abbiamo un sacco di amici, andiamo a scuola e i nostri genitori vogliono farci studiare proprio per avere un futuro prospero, a volte mi sento in colpa, perché io potrò realizzare i sogni dei miei genitori, mentre tutti quei bambini e ragazzi annegati non potranno farlo mai. 

Cercherò di realizzare i miei desideri anche per loro... Come ho detto prima, io sono ben integrato, anche se ho qualche problema con l’italiano, ma l’integrazione non è fatta solo di amici che ti vogliono bene, è necessario un lavoro che ti dia la giusta dignità, è necessario avere una casa dignitosa, molto spesso capita che i migranti siano visti in modo negativo e, a causa di ciò, non solo non riescono a trovare un lavoro, ma è difficile anche trovare una casa, infatti molti abitano in dimore fatiscenti! 

Per essere accoglienti bisogna abbandonare i pregiudizi. Per me accoglienza significa garantire: il lavoro, l’istruzione, l’integrazione, e soprattutto guardare gli altri con la consapevolezza che dagli incontri nascono la conoscenza e la crescita.

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